Quando si parla di INVECCHIAMENTO una domanda che ci poniamo frequentemente è «se è veramente possibile interferire con la qualità del nostro invecchiamento?» .. in altre parole, è veramente possibile agire con delle strategie che portano ad una riduzione delle patologie cronico-degenerative?

E’ noto come l’ INVECCHIAMENTO è una progressiva perdita di funzione dell’organismo tale da procurare una fragilità generalizzata con un aumento del rischio di malattia e conseguentemente della morte.
Nella nostra società iper-tecnologica e moderna, una volta raggiunta l’età di 60-65 anni, che è la soglia della terza età, si ha una perdita di funzione talmente elevata da slatentizzare tutte quelle patologie collegate all’invecchiamento, cioè malattie metaboliche, cardiovascolari, neurodegenerative.. che attualmente rappresentano quasi il 90% di morbilità nei paesi industrializzati.

Oggi sappiamo che aspetti legati agli STILI DI VITA sono realmente in grado di spostare il semplice invecchiamento verso un SUCCESSFUL AGING, cioè un invecchiamento di successo.
Le pratiche e le procedure, nonché le abitudini di vita che, sono più accreditate e che sembrerebbero banali, come una REGOLARE ATTIVITA’FISICA, hanno un impatto molto rilevante nel determinare la riduzione delle patologie cronico degenerative, così come la QUANTITÀ e QUALITÀ DI CALORIE ASSUNTE QUOTIDIANAMENTE CON L’ALIMENTAZIONE.

Uno dei fenomeni più verificato e riconosciuto nell’ottica del SUCCESSFUL AGING, è la RESTRIZIONE CALORICA.
Questo fenomeno è stato scoperto già nel 1935 alla CORNEIL UNIVERSITY (NY) facendo degli esperimenti sui topi; si è visto che portando l’introito calorico al di sotto del loro metabolismo basale, questo, allungava la loro vita riducendo il rischio di sviluppare patologie e in particolare il cancro.
La vera svolta sul ruolo della restrizione calorica e sull’impatto delle qualità dell’invecchiamento l’ha dato lo studio CALERIE, perla prima volta sperimentato su un gruppo di adulti sani,

persone quindi che non avevano alcun tipo di problema, con una riduzione del 25% delle calorie rispetto alla loro esigenza metabolica, e per un periodo molto lungo di circa 2 anni.
Il risultato della restrizione calorica sul processo d’invecchiamento, è stato molto positivo: infatti, il gruppo in esame, aveva perso 8kg nel giro di 6 mesi, ma la cosa più rilevante non sono stati tanto i chili persi rispetto alla partenza, quanto i biomarcatori  associati all’invecchiamento i quali sono risultati nettamente migliorati, come il
PROFILO LIPIDICO (diminuzione colesterolo LDL, aumento HDL)
PROFILO GLUCIDICO (con l’ HOMA INDEX)
RIDUZIONE PRESSIONE ARTERIOSA
MIGLIORAMENTO LUNGHEZZA TELOMERI
ma anche miglioramenti di parametri associati alla qualità della vita in senso generale come la
QUALITÀ DEL SONNO
MIGLIORI PERFORMANCE MUSCOLARI

Sembra strano come la riduzione delle calorie inneschi dei meccanismi metabolici che possano migliorare le performance muscolari o mentali, e che noi associamo solitamente al contrario, cioè ad un adeguato assunzione di energia in forma di calorie.

Una delle risposte a questa domanda è che probabilmente, dal punto di vista evolutivo, la riduzione del calorie innesca dei meccanismi di adattamento che spingono ogni specie, quella umana in primis, ad andare a procacciarsi il cibo, in quanto nell’antichità nasciamo come cacciatori e raccoglitori.

Il discorso dell’ADATTAMENTO è anche alla base del meccanismo con cui la CALORIC RESTRICTION induce aspetti positivi sui marcatori collegati alla qualità della longevità e dell’ invecchiamento di successo.
Le nostre cellule sono ricche di sensori che sentono in maniera rapida e specifica la quantità di energia assunta con l’alimentazione; questi sensori sono in grado di attivare una serie di geni che controllano vie metaboliche favorenti la longevità.

La CR agisce come fattore inibente sulla :
ESPRESSIONE mTOR e IGF-1R, uno dei fattori chiave della proliferazione cellulare coinvolto nei fenomeni associati alla carcinogenesi

ESPRESSIONE NF-kB , complesso proteico trascrizionale, che è il regista che controlla le citochine infiammatorie e di conseguenza responsabile della inflammaging (l’infiammazione cronica legata all’invecchiamento)

e come fattore favorente sulla :
ESPRESSIONE di FATTORI DI DIFESA come NRF2 (fattore di trascrizione nucleare eritroide-2) che regola l’espressione genica di una grande varietà di enzimi citoprotettivi antiossidanti e di fase II di disintossicazione epatica.

GENE FOXO che controlla meccanismi deputati alla AUTOFAGIA CELLULARE (cioè all’eliminazione e riciclo di molte componenti all’interno delle nostre cellule) e al mantenimento del pool di cellule staminali. Proprio con il passare dell’età questo processo perde di efficacia, così che nelle cellule si accumulano sempre più «rifiuti» portando al progressivo DANNO DA INVECCHIAMENTO

AMPK e SIRTUINE sono sensori che controllano il metabolismo energetico mitocondriale ottimizzandolo in funzione di scarsità di risorse.

Come accennato precedentemente uno degli aspetti metabolici più rilevanti della CR è il mantenimento delle performance cerebrali e muscolari grazie al fatto che in carenza di energia c’è un’accelerazione dell’utilizzo della degradazione dei grassi sottoforma di CORPI CHETONICI, che sono benzina ideale non solo per i nostri muscoli, ma anche per il nostro cervello, che normalmente è glucoso-dipendente, e questo spiega come mai anche in mancanza di glucosio il nostro cervello funziona meglio in condizioni di relativo digiuno.

– POSITIVE BIOLOGY –


E’ da circa da qualche decennio che ha preso piede la così detta “POSITIVE BIOLOGY” : ovvero anziché studiare i malati, o l’anziano fragile per capire cosa è andato male, si studiano i soggetti che hanno invece ottenuto un invecchiamento di successo, cioè quelli che hanno evitato le malattie cronico-degenerative per capire cosa hanno fatto durante la loro vita, al fine di ottenere questo successo.

Questo è il caso delle “BLUE ZONE”, aree con bassissima densità ,nella popolazione anziana, di malattie cronico-degenerative, ed un alta percentuale di un invecchiamento di successo.
In tutto il mondo sono 5 queste aree, e una di queste è in Italia, in Sardegna.
La più conosciuta, tra queste 5 aree, per l’alta densità di supercentenari, è certamente l’isola di OKINAWA in Giappone.
Una delle caratteristiche più rilevanti è che tra questi centenari, il deficit cognitivo, come la demenza, è quasi totalmente sconosciuto.

Uno dei principali elementi che fa di questi anziani dei SUPER ANZIANI , è certamente il loro regime alimentare: la loro dieta è caratterizzata da poche calorie, cioè ipocalorica, con carboidrati a basso indice glicemico, e ciò è un elemento estremamente rilevante, oltre ad una quantità molto rilevante di ACIDI GRASSI POLINSATURI, quindi pesce e alghe, ma soprattutto fanno una dieta ricca in sostanze fitochimiche come, POLIFENOLI, ALCALOIDI e TERPENI che caratterizzano la componente non nutriente delle piante e che rappresentano molecole ad altissimo impatto su quella che è la capacità di condizionare il nostro aging.

Un altro aspetto rilevante nella dieta della popolazione di Okinawa è la presenza di CURCUMA LONGA, un tubero importato dall’India che viene utilizzato anche come bevanda assieme al the verde; ancora, molto utilizzata è la PATATA DOLCE, di colore viola, con carboidrati a basso indice glicemico, ed un elevata concentrazione di antocianine; ed infine, un 20% della loro dieta è a base di ALGHE MARINE (che per gli occidentali può essere l’equivalente della nostra insalata); le alghe marine sono una fonte straordinaria di acidi grassi polinsaturi, polifenoli e terpeni.

Un’altra caratteristica che accomuna i centenari delle BLUE ZONE, non è solo una alimentazione ipocalorica (1800kcal contro le 2500Kcal di un americano medio) fatta prevalentemente da frutta, legumi, pesce, ortaggi e poca carne, oltre ad una quotidiana attività fisica (che molto spesso coincide con quella lavorativa), ma è impostare la giornata in linea con i ritmi circadiani: sveglia alle prime luci del sole con una abbondante colazione, riposo alle prime luci della sera, con una parca cena.


– CALORIC RESTRICTION MIMETICS –


Esistono nel mondo vegetale e delle piante tutta una serie di sostanze che hanno la capacità di attivare, nelle nostre cellule, tutte quelle vie metaboliche attivate dalla CALORIC RESTRICTION.
Queste sostanze sono chiamate CALORIC RESTRICTION MIMETICS.
Alcune di queste sostanze sono presenti nella «nostra» classica dieta mediterranea: dal RESVERATROLO (presente nella buccia dell’uva e nel vino, in particolare, quello rosso) , all’ OLIO di OLIVA, dall’ACIDO ELLAGICO (presente nel melograno) all’ EPIGALLOCATECHINA GALLATA (del thè verde), dal LICOPENE (presente nei pomodori) al SULFORAFANO (presente nei broccoli), ed anche in alcuni funghi come il GANODERMA LUCIDUM.
Ebbene, molti di questi composti presenti nella DIETA MEDITERRANEA, sono in grado di impattare non solo sulla LUNGHEZZA DEI TELOMERI (che sono dei piccoli cappucci che proteggono i nostri cromosomi e che sono fondamentali nel mantenere l’integrità del DNA durante le divisioni cellulari), e quindi mantenere la longevità cellulare, ma anche di indurre un fenomeno che è conosciuto sotto il nome di BIOGENESI MITOCONDRIALE, cioè la produzione di nuovi mitocondri, organelli cellulari indispensabili per la produzione di energia.

Al momento la CALORIC RESTRICTION sembra essere una delle strategie più efficaci per vivere a lungo e soprattutto in salute.
E’ chiaro, altresì, che la CR non deve essere confusa con le diete mima-digiuno, che sono strategie diverse, e deve essere calibrata per tagliare sì calorie, ma senza causare malnutrizione; ciò significa che l’apporto vitaminico, proteico, minerale e di acqua deve essere mantenuto a livelli da soddisfare i fabbisogni dell’organismo.