Ci sarà capitato che, quando andiamo a far vedere le analisi del sangue,
al nostro medico di base , egli controlli solo, se nella parte destra del
foglio, ci siano asterischi o sottilineature che indicano che qualche
valore è fuori posto; in caso contrario ci sentiamo dire:
“bene è tutto nella normalità”.
Ora, questo è un tipico atteggiamento della medicina convenzionale, ma
non di quella preventiva e rigenerativa, il cui fine è quello di
conservare ed ottimizzare il wellness (benessere) della persona, grazie a
test diagnostici indispensabili a stabilire la vera età biologica di un
determinato organo o sistema rispetto ai valori di riferimento per
quell’età anagrafica.
Il pensiero unico, che accomuna, la quasi totalità dei medici di base è
soltanto di verificare se il RISULTATO del singolo esame rientra nel
“RANGE di NORMALITA'”
Non è importante, solo, che determinati valori di laboratorio rientrino
nei cosiddetti “range di normalità”, ma che siano, invece, prossimi ai
loro valori ottimali, rapportati all’età anagrafica del soggetto.
Innanzitutto è fondamentale avere un buon laboratorio con tecnologia
validata e confrontabile, proprio perché il confronto dei risultati con i
valori precedenti, possibilmente effettuati quando il paziente non
presenta ancora una condizione patologica, e questo, vuol
dire controllarsi sorattutto quando si è in salute, risultano valori di
riferimento molto più attendibili dei classici valori di normalità,
che vengono, invece, elaborati su base statistica aspecifica, e quindi non
individualizzata.
Un esempio classico è la valutazione dell’OMOCISTEINA, prodotto di un
importante ciclo biologico, che è quello riguardante la METILAZIONE, e
che rappresenta anche uno dei principali fattori d’invecchiamento
umano.
Ebbene, molti laboratori, considerano come range di normalità valori
prossimi ai 15-17μmol/L, mentre sappiamo che recenti studi della
healthy aging medicine, consigliano vivamente valori < 7 μmol/L.
Questo lavoro è stato pubblicato sul LANCET dove il livello ottimale per
non avere un rischio cardio-vascolare deve essere < 7µmol/L; ad un
valore di 10 il rischio si raddoppia,e a 15 siamo già al quadruplo; ogni
punto in micromoli, abbassa il 10% il rischio sia cardio-vascolare che di
Alzheimer.
L’invecchiamento porta, molto spesso i parametri ematochimici, più
prossimi al massimo consentito del range di normalità e in altri casi li
porta verso il minimo dello stesso range; questo vale soprattutto per il
➜ SISTEMA IMMUNITARIO
➜ SISTEMA ENDOCRINO
➜ METABOLISMO
In questi casi diventa importante il concetto di VALORE OTTIMALE,
che va oltre, come abbiamo visto, al vecchio concetto di “range di
normalità”
Se prendiamo, ad esempio un parametro biochimico della senescenza
ormonlae, come può essere il DHEAs, il TSH, il TESTOSTERONE, ol il
CORTISOLO, sappiamo che a cominciare dai 30-35anni, tutti i valori di
funzione (FV), tendono a modificarsi per preparare l’essere umano a
invecchiare.
Alcuni tendono a diminuire (tutti gli ormoni tranne cortisolo e insulina),
altri invece, tendono a salire (cortisolo e insulina, e alcuni parametri
metabolici come la glicemia, e lo stress ossidativo).
L’obiettivo della medicina della prevenzione diventa quello di
mantenere sia gli uni, sia gli altri su livelli simili a quelli esistenti
quando si era all’optimum della giovinezza e della salute, ovvero
prossimi ai valori di quando si aveva 35aa.
Se una sostanza o una funzione fisiologica tende a scendere con
l’invecchiamento, (ORMONI SESSUALI, TSH,…) l’obiettivo della
medicina della prevenzione sarà quello di riportare i valori verso l’alto,
utilizzando il sistema dei “QUARTILI”
Viceversa se una funzione fisiologica tende a salire con
l’invecchiamento, (CORTISOLO, INSULINA, GLICEMIA…) l’obiettivo sarà
quello di riportare i valori verso il basso, all’interno del primo o
secondo quartile o, comunque, al 33% della parte bassa della scala.
Sappiamo come l’invecchiamento, lasciato a se stante, genera
inevitabilmente malattie cronico-degenerative, che potrebbero essere
prevenute e rallentate solo se nel tempo fossero stati eseguiti
periodicamente appropriati esami di laboratorio, senza aspettare che
tali patologie dessero segni di se, diventando sintomatiche.
Questo vuol dire fare uno SCREENING PERSONALIZZATO per ognuno
di noi, perché il fenotipo che caratterizza ciascuno soggetto è
assolutamente UNICO e PERSONALE, frutto di un mix tra il suo assetto
costituzionale, cioè genetico, e ciò che è accaduto in conseguenza del
suo stile di vita che lo ha accompagnato nel tempo.
Purtroppo, ancora moltissimi medici, hanno un approccio
convenzionale con la medicina, applicando l’assioma che se una
persona non riferisce sintomi significa che sta bene…:
SBAGLIATISSIMO!!
Nella HEALTHY AGING MEDICINE fondamentale diventa non solo la
personalizzazione degli esami richiesti, ma anche l’individuazione e il
dosaggio dei biomarker dell’invecchiamento, sia ormonali che
metabolici.